Cosa c’è di elitario nel far parlare la gente in modo che i pirati che votano sappiano per chi votano? Non c’è nulla di elitario, visto che tutti possono iscriversi, tutti possono parlare, o almeno tutti quelli che ci tengono abbastanza al partito per farlo, per metterci la faccia e per impegnarsi a fare discorsi seri e concreti. Elitario è invece pensare che solo gli hacker o solo gli informatici possano essere pirati. Elitario è pensare di avere la verità per decidere chi o cosa è pirata. Questo è elitario.
Di Liberto ha avuto un ictus. Non può parlare. Quando poteva parlare, si è fatto 30 anni di assemblee radicali in cui devi vedere come parlava, pur avendo solo la licenza elementare. E comunque Di Liberto ha una storia, comprese le condanne penali, che parla da sé ed è immediatamente riconoscibile. E comunque pur non potendo parlare lo fa lo stesso, con grande generosità, accettando le regole anche se è chiaramente inadeguato perché accetta un metodo che lo rappresenta.
A parte che essere educati non mi sembra una colpa, ma qualcuno ha parlato di educazione “d’elite”? Qui si sta dicendo solo che se vuoi convincere qualcuno gli devi saper parlare e non c’è altro modo per capire chi è convincente che sentirlo parlare, e non c’è modo di imparare a parlare, che non impegnarsi a farlo. Nella loro testa sono tutti bravi a parlare. Poi messi davanti ad un’assemblea vediamo. Se tu pensi di fare politica senza parlare io non ho certamente nulla in contrario, aspetto solo di vedere i tuoi successi.
Sarcasmo inutile. È esattamente così. Il fatto che tu abbia diritto di parlare in un’assemblea non ti garantisce né di essere compreso, né di convincere qualcuno, né che la gente faccia quello che vuoi tu. Dipende solo dalle tue capacità. Se non ce le hai, sei inefficace e l’assemblea non ti considererà. Sennò ti ignorerà. Esperienza che prima o poi tocca a tutti. Come in tutte le imprese c’è un rischio, questo è il rischio d’impresa della politica: essere ignorati. Non è che se uno sale su un palco esiste qualche dovere di ridere alle sue battute. E per la cronaca, isogoria significa esattamente questo, anche senza la specificazione “radicale”.
Non mi sembra che siano solo i radicali a saper parlare. Di 2/3 degli intervenuti all’assemblea di Torino non ho neppure la più pallida idea di che posizione politica sono, eppure hanno parlato. Tu non sei, si vede, un gran frequentatore di Radio Radicale o delle registrazioni delle attività parlamentari, ma dall’estrema sinistra all’estrema destra ho sentito interventi politici di tutti i tipi e di tutti i generi negli ultimi 35 anni e, forse se escludiamo i 5 stelle, mediamente erano tutti di buona qualità, con ovviamente delle eccellenze, in pressocché tutti i partiti politici. Pensare che solo i radicali parlino è quantomeno naif.
Ma è vero, io voglio (o meglio vorrei) escludere qualcuno. Quelli che non hanno interesse nel partito, quelli che pensano solo a se stessi, gli arrivisti, gli esagitati, i matti, i banditi, gli stupidi (Cipolla docet). Ma a differenza di chi vuole trovare un metodo per cacciarli, così come pretenderebbe di cacciare i radicali, i negri, i comunisti, quelli con l’educazione d’elite, o chissà chi altro, perché ha deciso che non gli stanno bene o che gli dà fastidio confrontarsi con loro; io, che non credo nelle espulsioni, ho una sola arma per escluderli: farli conoscere, lasciarli parlare in modo che gli altri capiscano di che pasta sono fatti, quanto poco sono affidabili, quanto sono gretti, arruffoni, inconcludenti, incompetenti, attaccabrighe, quanto cioè sono inadeguati a fare politica. Dopodiché se gli altri vorranno dare loro fiducia, io sono un sincero democratico e prenderò atto della cosa, potrà non farmi piacere, ma non c’è nulla che posso farci. Vorrà dire che non sono stato abbastanza bravo a convincerli e pazienza.