Manifesto 2018: La digitalizzazione mette in pericolo la democrazia

Il testo del Manifesto viene portato avanti su LQFB, dove è possibile chiedere la differenza tra una versione precedente e quella più aggiornata (Storico delle bozze).

Internet poteva (e doveva) essere l’invenzione in grado di rendere il mondo un posto migliore.

Poteva essere usata per garantire l’accesso libero alla conoscenza, all’informazione e alla cultura scientifica anche a chi -per motivi economici- non poteva permettersela.

Poteva essere uno strumento formidabile nelle mani dei cittadini per controllare l’operato dei Governi, ponendo fine a corruzione e abusi di potere.

Poteva essere un mezzo per eseguire un “upgrade” della democrazia rappresentativa e coinvolgere maggiormente le persone nella vita politica.

Invece sta accadendo l’esatto opposto. Le lobby del copyright continuano a realizzare profitti da capogiro rendendo artificialmente scarsa la conoscenza, inibendone l’accesso a chi ha l’unica colpa di nascere povero e perseguendo con spietata ferocia chi cerca di cambiare lo status quo.

Intanto il mondo è entrato in una nuova era: quella del capitalismo della sorveglianza. Un manipolo di aziende del digitale raccoglie enormi quantità di nostri dati personali come fonte di guadagno; e gli Stati, il cui compito sarebbe teoricamente la difesa degli interessi dei cittadini, sono i primi a servirsi di questi dati per porre in atto forme di controllo più o meno esplicite (in Cina Black Mirror è già realtà), spesso giustificate in nome di una (ormai perenne) “emergenza sicurezza”.

Noi vogliamo che le cose cambino.

Vogliamo che la Rete resti neutrale, libera e accessibile a tutti. Vogliamo utilizzarla per rendere lo Stato trasparente, tecnicamente incorruttibile, efficiente e poco costoso; che serva ai cittadini per controllare l’operato dei Governi, anziché il contrario. Vogliamo che la conoscenza -specie quella tecnico-scientifica- non sia più gestita secondo logiche di profitto, e diventi accessibile a tutti. Che la privacy resti un diritto fondamentale anche nell’era del digitale. Ma per raggiungere questi obiettivi il solo hacktivismo non è più sufficiente. Occorre portare certe battaglie nelle Istituzioni, perché è lì che si scrivono le leggi, e solo attraverso le leggi ci si può tutelare.

I partiti tradizionali, però, non sono più affidabili, perché riproducono al loro interno quelle stesse storture che dicono di voler risolvere nella società: verticismo, clientelismo, ricerca del consenso attraverso squallide tecniche di marketing aziendale. Il ritorno di fiamma del razzismo, della misoginia, dell’omofobia e il dilagare del populismo non sono altro che conseguenze di un modo di far politica basato sul dire alla gente esattamente ciò che questa vuol sentirsi dire (scenario oggi facilitato dai summenzionati Big Data e dalle bolle di filtraggio), condita con massicce dosi di disinformazione.

Il Partito Pirata esiste dal 2006 in svariati Paesi del mondo. In Italia abbiamo deciso di darci una struttura orizzontale, praticando la democrazia liquida e utilizzando Liquid Feedback come piattaforma decisionale.

Vuoi essere dei nostri?

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Questa è un’ottima presentazione, anche molto accattivante, ma non è un vero e proprio Manifesto…

Inserirei anche un riferimento al lavoro che si sta estinguendo (in larga parte) e che ci costringe a ridisegnare un nuovo ruolo per la tecnologia nel rapporto tra produzione e redistribuzione di ricchezza. Il che equivale anche ad immaginare una società molto diversa da quella attuale. Continuo ad insistere su questo punto perché si sta muovendo qualcosa anche a sinistra su queste tematiche,qualcosa che non sia la solita celebrazione del lavoro o una sua difesa ad oltranza così come è successo fino ad oggi. p.s. parzialmente d’accordo con Fool, non sembra un manifesto tradizionale, ma forse proprio la sua forma anomala (una volta limato il testo e aggiunti i riferimenti mancanti) potrebbe essere la sua forza. Già così mi pare più convincente di quello attuale.

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Updated https://pad.partito-pirata.it/p/fsociety

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bello, a me piace molto perché è diretto e dice tutto senza scendere però nei dettagli. Quelli si scrivono nel programma politico

Here we go https://agora.partito-pirata.it/initiative/show/6485.html

come dicevo manca un riferimento al lavoro ecc… io me la giocherei così, dopo

Noi vogliamo che le cose cambino.

ci infilerei (da sistemare)

A cominciare dal modo in cui nella società verrà distribuita la ricchezza, prodotta in misura sempre maggiore mediante la sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine intelligenti.

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Lo schema del mio manifesto ideale è il seguente (al di là dei contenuti)

OGGI IN ITALIA I concetti di Democrazia, Libertà, Destra, Sinistra, … pur mantenendo il loro valore sono oggi superati per importanza dallo scontro Civiltà/Inciviltà.

E QUINDI NOI Anziché occuparci di formulare programmi vogliamo promuovere una nuova cultura basata su Conoscenza Rispetto Soidarietà Internazionalità …

COME Nel creare questa cutura riveste un ruolo fondamentale Internet …

SPIEGONE PER GENTE COME @solibo

In linea generale, un Manifesto deve fare 3 cose:

  1. Spiegare qual è il problema
  2. Spiegare qual è la soluzione
  3. Rivolgere un appello a chi legge affinché si unisca alla causa

I punti 1 e 2 costituiscono la visione del mondo di chi scrive il Manifesto. E’ stato così per quello del Partito Comunista, o quello di altri partiti. Ed è così anche per manifesti non partitici, ad esempio -per venire a cose a noi più vicine ideologicamente- il Guerrilla Open Access Manifesto scritto da Aaron o il leggendario Manifesto Hacker.

Ora, quello del Partito Pirata IMHO dovrebbe ricordare appena un poco quello di un Partito tradizionale, e un po’ di più -soprattutto nel linguaggio- quello di un movimento ispirato dagli ideali dell’Etica Hacker (motivo per cui ve li ho linkati), perché in effetti -che vi piaccia o meno (a me piace molto) questo è da sempre il PP.

E la visione del mondo degli hacker -e di larga parte dei pirati- è la seguente: la democrazia è “buggata” perché le Big Corporation esercitano un’azione di lobbying fortissima sui Governi, sull’informazione e -per i più complottisti- anche su altro. Le leggi sulla proprietà intellettuale e sulla privacy (in generale tutto ciò che riguarda il cyberspazio) ne sono la prova. A questo poi si può aggiungere l’indole anarco-libertaria, che riguarda senz’altro i diritti civili, e purtroppo talvolta anche l’economia (vedi Bitcoin).

Tutto ciò non vuol dire che si debbano reclutare gli attivisti solo in quell’ambito: dico solo che, secondo me, questa narrazione è intrinsecamente affascinante, ed è su questa che si deve puntare se si vuole attrarre qualcuno.

Altrimenti, con i manifesti come quello di Calenda linkato sopra, la gente s’addormenta dopo 3 righe.

Cazz, l’ho visto solo ora :astonished: Avevo già messo una versione nuova su LQFB. (Ma usare direttamente LQFB no eh? Oltretutto ha la funzione che mostra le differenze…)

Si a questo punto sarebbe meglio passare in agora

@Exekias @mutek ok usiamo agorà, ho raccolto solo dissensi con la tecnica proposta sul wiki

Credo che ben scritto come criterio non sia sufficiente se il manifesto parte da premesse che il pubblico generale non condivide. Presumere che la Rete abbia fallito riguardo alla conoscenza. Presumere che la Rete sia al centro della politica. Credo sia necessaria un’impostazione ben diversa per un manifesto che fa scattare la voglia, la passione, la certezza che il PP sia la formazione giusta alla quale partecipare.

Deve in poche parole mostrare come i più gravi problemi della società umana sono connessi al problema della Rete e come il nostro metodo e le nostre prospettive sarebbero in grado di salvare l’umanità dal collasso.

Questa discussione abbiamo avuto in chat:

La questione copyright non ha mai tirato ed ora che il problema viene percepito come risolto tira ancora assai di meno. Nel 2000 abbiamo chiesto la flatrate culturale per risolvere il problema della pirateria… nel 2018 abbiamo i servizi spotify, netflix ecc che di fatto ci vendono l’accesso alla flatrate culturale. Le cose che noi attivisti della rete chiedevamo nel 2000 si sono realizzate… e mo cosa stiamo a dire? che non ci sta bene?

Non ci sta bene perchè lucrano sulle nostre preferenze, rendendoci bestiame elettorale. Ma allora che parliamo a fare di copyright se il problema è l’economia della sorveglianza? Lo trovo buffo che proprio il concetto di pirateria informatica si è storicizzato, tra le cose che la rete ha cambiato negli ultimi 5 anni. Ironico e buffo che tra tutte le cose che sono peggiorate o altro, proprio quella che ci dà il nome è quella che il mondo non percepisce nemmeno più come divertente o giusta. Non ci possiamo più permettere di parlare di file sharing… è la comunicazione tra privati che deve essere lecita e sicura! Vabbeh che con Whatsapp tutti credono di avere comunicazione privata e sono tutti contenti, perciò anche lì c’è da svolgere un lavoro di educazione.

Se vuoi cogliere l’attenzione della gente devi spiegargli come l’internet li sta rendendo POVERI.

Quali sono le persone piu’ ricche del pianeta? quali le aziende? Come fanno ad arricchirsi in modo abnorme alle nostre spalle? Perché noi stiamo effettivamente pagando… non sappiamo neanche bene come, ma così deve essere… è matematico. Il fatto che qualcuno si arricchisca di per sé non vuol dire che qualcun altro si impoverisca. La ricchezza potrebbe crescere per tutti, IN TEORIA. Se non avviene non dipende di per sé da Internet, ma da altro (evasione). Ma basta con questi discorsi da lezione economica di Milton Friedman… la realtà è che l’ineguaglianza e la povertà sono cresciute nel modo più estremo della storia umana. E se a capo della ricchezza ci stanno i Faceboogle… perché mai si vorrebbe negare che ci sta un nesso???

Dice l’interlocutore che…

Ma se neanche ce li hanno i lavoratori. Come mai hanno bisogno di paradisi fiscali? Perché ci sta gente che paga da matti per comprarsi le pubblicità ottimizzate e chi fa di più per manipolare l’esito delle elezioni!

Perciò se a Silicon Valley gli fai pagare le tasse (stile Commissione Europea) hai ripristinato un minimo di ordine, ma non hai risolto il problema a monte!

La nostra battaglia deve essere il DIVIETO DELLA PUBBLICITA PERSONALIZZATA.

QUESTI SONO I TEMI DI OGGI… e se non diventano temi pirata, io non so che ci faccio qua.

Guarda caso, se la comunicazione privata fosse difesa dalla costituzione come previsto da art.15, il file sharing tra privati sarebbe santo ed intoccabile. Perciò se vuoi ottenere ideali pirata, passa per quelli fondamentali e costituzionali!

Ogni ora passata a predicare il male dei brevetti è un ora che hai perso a non fargli capire il pericolo fondamentale che risiede nel fatto che compriamo computer con software proprietario sopra. Anche quello un sintomo della mancanza di rispetto per l’art.15. Se l’art.15 avesse priorità su tutto, un sistema operativo che sorveglia gli utenti sarebbe ANTICOSTITUZIONALE.

Dice l’interlocutore

“Il divieto di pubblicità personalizzata temo sia impossibile. Molti lo interpretano come diritto del consumatore, che potrebbe preferirla a quella generica. Quello che puoi vietare -e il GDPR va in questa direzione- è l’uso “allegro” di dati CONTRO LA VOLONTÀ DELL’UTENTE”

Ed è quella la battaglia che è da fare… che permettere all’utente di vendere la propria identità digitale è un pericolo per la democrazia e per questo NON LO POSSIAMO PERMETTERE. Gli individui pensano a se stessi e non ragionano in termini costituzionali di esigenze per mantenere la democrazia. Il metodo GDPR NON PUÒ FUNZIONARE allo scopo di salvare la democrazia. Serve solo per migliorare la trasparenza. La gente per soddisfare i loro bisogni continuerà ad accettare la sorveglianza — e non è vero che questa pratica sia equivalente ad una scelta democratica!

Chiede l’interlocutore…

La definizione di democrazia è di rendere impossibile che una cosa del genere come Cambridge Analytica e Malvinas hanno dimostrato possa avvenire. Non di aspettare finché sia dimostrato che questi eventi non resteranno occasionali. L’architettura del capitalismo di sorveglianza non crea alcun surplus – mette solamente coloro che hanno i dati in una posizione di assurdo potere e ricchezza – impoverendo il resto dell’economia mondiale… è matematico.

Il potere che sviluppano i dati lo abbiamo visto sia in ambito commerciale (CA) che statale (NSA). Finché stiamo ancora a chiedere briciole e noccioline per garantire qualche diritto a quei pochi che ci fanno caso (GDPR) i potenti si sbattono dalle risate, che a loro basta avere i dati di… bo… forse 5% della popolazione… per sviluppare piani strategici di manipolazione di massa. Che sia per farci comprare cose che non ci servono (creando povertà) oppure per farci votare chi ci fa male. Ora dimmi tu come qualsiasi altro discorso politico può essere più importante di questo qua?

In tutto ciò, il copyright è un po’ strumento… un po’ sintomo… ma sicuramente secondario e meno comprensibile del discorso che ho appena fatto, IMHO.

Perciò il nuovo manifesto deve in poche righe spiegare il nesso tra sorveglianza, ineguaglianza e post-democrazia, e come Luigi il falegname e Mario il meccanico ne sono affetti in pieno. Come la migrazione non c’entra ed eleggere partiti razzisti non risolve il problema dato che forse, forse — la discriminazione è un aspetto essenziale del capitalismo globalizzato.

Dice l’interlocutore…

Lo dici al tizio che dieci anni fa ha iniziato a pianificare l’unico social distribuito veramente privato… e non ci è ancora riuscito perché progetto troppo arduo. Ma in 10 anni non ci è riuscito neanche nessun’ altro. Se il mercato fosse costituzionale, la pubblicità funzionerebbe meglio e costerebbe di meno… anche nei social… perciò le PMI ci perdono al gioco della sorveglianza!

Se le PMI credono di avere un punto di vista diverso, sono disinformate. Se le imprese credono di avere bisogno di questo Internet rotto, non hanno capito quanto vantaggio ci avrebbero ad avere un Internet integro.

Orizzonte molto ampio, forse troppo, ma certamente il messaggio deve essere positivo e non negativo. Sarebbe già qualcosa che il PP si proponesse come strumento per l’emancipazione della società contemporanea utilizzando la Rete Internet.

Michele

Si certamente. Credo che siamo l’unico progetto politico in grado di provvedere ad una visione ottimista del futuro senza negare i pericoli, ma puntandoci il dito e provvedendo precisamente a dei rimedi. Tutti gli altri partiti stanno facendo finta come se non avessimo problemi a livello esistenziale e si occupano di sintomi vari.

L’ineguaglianza è elemento chiave della sussistenza del genere umano sul pianeta ed è dimostratamente connessa al problema della digitalizzazione. Perciò siamo nell’occhio dell’uragano e non è il caso di parlare di meri miglioramenti della società attraverso la tecnologia… una frase fatta che sparano tutti i partiti mentre di fatto incrementano ineguaglianza e globalizzazione abbracciando la tecnologia in modo incosciente. Lo so che tu intendevi di trovare una formulazione migliore, ma io credo che bisogna essere veramente drastici e radicali per trovare ascolto.

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Condivido questo aspetto.

Anzi quello che ho visto che comunque anche vendendo l’anima al diavolo, la rete ha migliorato sempre la vita di chi conosco…il problema è proprio il fatto della vendita della propria anima…dobbiamo evitare tutto questo…

1984 sta impallidento. Ed ora anche BlackMirror sembra sempre piu un pivello alle prime armi…

vermanete stiamo implementando tutti gli incubi di scrittori e cineasti…non sembra piu chiaroveggenza…ma quasi come questi fossero dei consiglieri simulatori di mondi…che altri non aspettano altro di implementare…serviva un LA…da dove poter cominciare a suonare la loro sinfonia…

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Ci sono tante pubblicazioni scientifiche che devi pagare caro per accedere. Ci sono innumerevoli libri che non possiamo condividere perché non sono passati tanti anni dalla morte dell’autore… Un tempo assurdo. Stesso per i software. La musica ed i video che sono i più desiderati hanno risolto con il cloud (anche se la soluzione si può ancora discutere in merito a squilibri autori / distributori e profilazione degli interessi su musiche e film). Però, si può fare ancora tanto intervenendo sul copyright (mitigare la tremenda asimmetria tra proprietari (non necessariamente autori, anzi) e fruitori intendo).

Servono delle cifre, anche stimate, ma ragionevolmente valide, altrimenti uno potrebbe rimanere molto scettico.

Impossibile. Considera che alcuni spiragli di ripresa da parte del Ministero del Lavoro vanno nella direzione di ricollocare molti giovani non qualificati come manovalanza per attuare campagne pubblicitarie, e varie mansioni affini. E naturalmente ci sono i nuovi lavori, ben pagati, di esperti di marketing aggiornati ai nuovi strumenti ed ai vari servizi di analisi offerti dai motori di ricerca che… perderebbero il posto? o comunque una parte importante del loro lavoro.

Ed ancora, l’utente percepisce la pubblicità mirata come un valore: perché accettare banner a caso e meno interessanti? meglio che abbiano a che fare un minimo con ciò che gli interessa. Quindi hai 2 forti resistenze da vincere. Forse vietare la pubblicità come forma di guadagno legata ad un servizio, si potrebbe accettare per favorire il pagamento del servizio stesso, ma penso ci sia largo dissenso e perplessità… Però, si può tentare.

Purtroppo, il cittadino medio non è così attento e studioso. Io stesso sento la necessità di approfondire quei fatti e ciò significa come minimo leggermi non poche cose, vedere qualche conferenza, trovare notizie pubblicate, se tutta questa parte è necessaria per l’argomentazione… siamo fritti. L’ideale è condensare in poche frasi e singoli concetti quel che si vuol trasmettere, altrimenti è come se non avessi parlato affatto (dal punto di vista della propaganda).

Cambridge Analytica

un suo esponente attualmente ha un algoritmo di valutazione facciale con il quale determina se una persona è gay o meno, attualmente assoldato alla corte di Putin.

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onestamente,siamo in sei e ognuno ha una propria visione di ciò che dovrebbe essere un manifesto. Questa è la classica discussione che rischia di disperderesi in mille rivoli e non portare a niente. E’ ovvio che non ci sarà un manifesto che ci soddisferà al 100%. Io non sono capace di scrivere un manifesto ma quello che sta scrivendo exe mi sembra un buon passo in avanti rispetto a quello che abbiamo ora. Io proporrei a tutti voi di provarne a scrivere uno, li mettiamo tutti come alternative su liquid, accogliete eventualmente gli emendamenti. I primi due che si piazzano secondo Schultze li rimettiamo al ballottaggio con policy più veloce. Quello che vince vince.

Tutte argomentazioni interessanti e per larga parte anche condivisibili.

Propongo di provare a partire da una semplice domanda: a cosa deve servire il Manifesto ? Ad avvicinare nuovi adepti ? A farsi conoscere ? A stimolare la curiosità ? Credo che ci sia una risposta affermativa a tutte queste domande, banali. Ma un Manifesto indirizzato al grande pubblico deve, come prima cosa, attirare l’attenzione. Forse conviene scegliere due/tre argomenti forti, sotto il profilo dell’opinione pubblica, e partire da quelli.

Michele

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